martedì 29 maggio 2018

Nuova legge sulla Privacy


  • Cos'è la Privacy?
La "privacy" anche come conosciuta come vita personale, è l'insieme dei dati personali di una singola persona. Essa è vincolata da norme che ne garantiscono la sicurezza.

  • Cos'è il nuovo regolamento?
Il nuovo regolamento che nel 2016 l'Unione Europea si è dotata sara composta da 99 articoli che saranno in vigore dal 25 maggio e sostituiranno automaticamente nel nostro Paese il codice in materia di protezione dei dati personali Dlgs 196/2003.

Perciò, il regolamento europeo, lascia inalterato l’obbligo sul trattamento dei dati personali. Nel momento in cui vengono raccolti i dati personali, dunque, va fornita un’informativa completa alla persona alla quale vengono richiesti. Quindi vanno descritti con chiarezza modalità e scopo del trattamento dei dati, a chi saranno comunicati e se questo è facoltativo o obbligatorio. Il nuovo regolamento prevede che questa operazione avvenga in modo chiaro e con un linguaggio semplice e chiaro. In più va presentato il consenso, cioè un modulo o un documento nel quale si conferma che la persona ha letto e accettato l’informativa. Consenso che può essere revocato in ogni momento.

venerdì 25 maggio 2018

Sondaggio BOSELLI BLOG


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giovedì 24 maggio 2018

NO AL SUICIDIO

In questi ultimi tempi è capitato spesso, purtroppo, di sentir parlare di episodi di cyberbullismo tra giovani e questo ha portato a renderci conto di quanto il problema della violenza stia diventando preoccupante, tanto che anche il Ministero dell’Istruzione ha ritenuto necessario intervenire attraverso il voto insufficiente in condotta che compromette la promozione a fine anno scolastico.
Sull’argomento cyber bullismo nel mondo, i primi in classifica sono: le Filippine, il Giappone, la Nuova Zelanda, l’Australia  e l’Irlanda. L’Italia è al 16esimo posto.
Tiziana Cantone, Carolina Picchio, Amanda Todd, AudriePott, Felicia Garcia, Amanda Cummings, Tyron Clementi, Kenneth Weishun. Sono solo alcuni nomi di vittime di cyber bullismo.
Ecco alcune delle loro storie:
KENNETH WEISHUN 

Kenneth Weishun, rivelò ad un amico la sua omosessualità, ma questo non mantenne il segreto e lo riferì ai compagni di classe che crearono immediatamente una pagina Facebook per deriderlo, aggiungendo anche gli altri amici di Kenneth. Le sue ultime parole furono: “ Mamma non sai come ci si sente ad essere odiati”, scrisse un biglietto prima di togliersi la vita.
AUDRIE POTT 
AudriePott a una festa si era ubriacata così tanto da addormentarsi sul letto. Tre ragazzi scrissero frasi oscene sulle sue parti intime, le fotografarono e diffusero le immagini sui social network. Nei mesi successivi, dopo essersi chiusa ormai in casa, decise di suicidarsi a causa della vergogna per le foto diventate pubbliche.
TIZIANA CANTONE  
Tiziana Cantone, la 31enne di Mugnano di Napoli impiccatasi il 13 settembre del 2016 in seguito alla diffusione sul web di un video hot che la ritraevano. Nessuno è mai stato indagato, nonostante gli inquirenti abbiano sentito più persone, tra cui l’ex fidanzato Sergio Di Paolo.

mercoledì 23 maggio 2018

La dipendenza dai telefoni


Il telefono si è evoluto nel corso del tempo, all'inizio non esisteva, dopo un po di anni hanno inventato quello fisso, poi dal fisso si è passati al telefono mobile con i tasti, poi si è evoluto ed è diventato touch e da quando è diventato touch hanno iniziato a creare siti per relazionarsi ancora meglio con il mondo esterno. Per gli adolescenti il telefono è un'apparecchio che da un senso di libertà, indipendenza e sicurezza. Questo apparecchio aiuta a relazionarsi con il mondo esterno e a parlare con persone che vivono in città diverse e tutto viene fatto in modo rapido. Il telefono è un mezzo che se viene usato in modo smoderato crea sopratutto indipendenza, in particolar modo per gli adolescenti perché ci registriamo in social che sono Facebook, Instagram, Twitter e tanti altri. Questa indipendenza è una malattia che viene chiamata "nomofobia", e che viene evidenziata quando si ha difficoltà di staccarsi fisicamente dal telefono o si teme di non essere a contatto con il mondo esterno. Le persone affette da questo disturbo tendono a considerare lo smartphone come uno strumento per soddisfare bisogni di ordine affettivo-relazionale e come principale mezzo per comunicare con gli altri. Il telefono è uno strumento tecnologico che al giorno d'oggi ci segue ovunque.

martedì 22 maggio 2018

SE CONDIVIDI SEI RESPONSABILE

Nel mondo di oggi i giovani, senza riflettere, condividono tutto o quasi sui Social. E questo non è del tutto una cosa buona, poichè ciò che è stato pubblicato rimane macchiato, marchiato, su Internet anche se dovesse essere rimosso in futuro.
Per questa ragione l'uso dei Social è sconsigliabile ai minori di 14 anni, perché prima di quell'età non si ha la consapevolezza e la riflessione di ciò che potrebbe avere in futuro un nostro gesto sui Social.
Infatti si sono verificati episodi di ragazzini che, nonostante non fossero stati coinvolti in prima persona, hanno ricevuto denunce o comunque sono stati segnalati alle autorità solo per il semplice fatto di aver condiviso un file già postato.  Anche semplicemente un like ad un post di qualche soggetto che volontariamente stava facendo bullismo o cyber-.bullismo può coinvolgerci con una denuncia.

Quindi quello che noi consigliamo è di usufruire si dei Social Network, ma con prudenza, a volte basta solo un like o una condivisone per ritrovarsi nei pasticci.
                                                     CONNECT WITH RESPECT !
                                     https://www.youtube.com/watch?v=_ZKO598RNMo

venerdì 18 maggio 2018

Razzismo in rete


L’odio in rete aumenta. Nell’arena digitale dei social network (Facebook e Twitter soprattutto) e delle testate giornalistiche, vediamo un crescente incitamento all’odio razziale.
Nel 2014, l’Unar aveva già riscontrato 347 casi di espressioni discriminanti, di cui 185 su Facebook e il restante su Twitter e Youtube. Si devono anche aggiungere 326 segnalazioni nei link che le rilanciano, per un totale di 700 episodi denunciati di intolleranza.
Nel 2015, con la grande crisi umanitaria che coinvolge i rifugiati in Europa, i numeri sono in crescita. Cospe, con la sua ricerca durata 6 mesi, ha coinvolto attorno al tema dell’odio in rete 4 direttori e caporedattori (Fanpage, Il Tirreno, l’Espresso e il Post”, 3 staff di community management (“Il Fatto quotidiano”, “Repubblica”, “La Stampa”), 3 esperti di social media strategy, 3 blogger di testate nazionali, 2 associazioni che si occupano di immigrazione (Carta di Roma e Ansi) e 2 organismi pubblici di tutela (Unar e Oscad). Dalla ricerca è emerso che le testate, nonostante abbiamo un codice deontologico a cui far riferimento, fanno un uso limitato degli strumenti di moderazione. I commenti riportati , ai margini degli articoli, provengono da autori che vogliono esternare un’emozione o che vogliono prender parte ad una conversazione. Dall’analisi dei discorsi d’odio razzista si possono anche individuare tre “profili” di commentatori diversi: i rassegnati, coloro che sono delusi dal sistema (Paese) che non migliora; gli arrabbiati che con spirito polemico si sfogano verso le istituzioni; gli aggressivi, coloro che usano solo un comportamento verbale denigrante e offensivo.

giovedì 17 maggio 2018

Consigli e buone regole

Al giorno d'oggi, le tecnologie sono numerose e affascinanti, come ad esempio i comuni smartphones, diventati ormai essenziali per il nostro utilizzo personale, in quanto gioca un ruolo fondamentale nelle nostre abitudini e nella collettività sociale.
L'utilizzo di internet associa la nostra vita quotidiana ad una sorta di mondo virtuale, diventando così un tutt'uno, tant'è che se non si possiede un account su un qualsiasi social ci sente esclusi dal resto del mondo. Per questo motivo, se si decide di aver a che fare con il mondo esterno mediante foto/post pubblicati sui vari social ( Facebook, Instagram, Twitter, ecc... ).
Ma non sempre questo mondo di condivisione è affascinante: il mondo del web può essere una trappola, oltre al fatto che potrebbe giocare brutti scherzi.
Bisogna sempre prender le giuste precauzioni tenendo gli occhi aperti, proteggendo i propri contenuti, vi ricordo che esistono dei cosiddetti "ladri d'identità".
Qui sotto potrete godere di alcuni consigli che ho deciso di confidarvi, alcuni fondamentali che purtroppo vengono tralasciati, altri già risaputi dalla gran maggioranza, ma è comunque importante ribadirli: 
  1. Condividete il vostro nome e cognome, numero di telefono, indirizzo, mail, scuola, palestra SOLO con chi merita la vostra fiducia, non online.
  2. Non offendete, non mettete in difficoltà e RISPETTARE gli altri utenti, sia che si tratti di amici che di "nemici" : chi naviga deve essere SPORTIVO.
  3. Se ricevete SMS, MMS, mail o messaggi che vi disturbano, bloccate l'utente e segnalatelo agli amministratori del sito o del Social Network.
  4. Create una PASSWORD difficili, cambiatela spesso e non memorizzatela su nessun dispositi elettronico.
  5. Ricordatevi che non potete mai essere certi/e al 100% di chi ci sia DAVVERO all'altro capo della chat: evitare di credere a TUTTO evita di restare TANTO delusi.
  6. Lasciate che i cyberbulli/e ridano da soli/e : ai palloni gonfiati basta pochissimo, anche un solo LIKE, per gongolare e sentirsi nel giusto...
  7. Evitare i siti che richiedono il numero della carta di credito dei vostri genitori o il vostro indirizzo mail, ci sono tantissimi giochi totalmente FREE. 
  8. Se ricevete allegati da mittenti sconosciuti, vanno cestinati: potrebbero danneggiare te e il pc.

martedì 15 maggio 2018

La truffa Online


Cos'è?
La truffa online conosciuta anche come "phishing" è una diffusa tipologia di truffa realizzata sulla rete Internet attraverso l’inganno degli utenti. Lo scopo di queste persone chiamate anche "hacker" è quello di entrare in possesso dell'identità digitale di milioni di persone. Nel 2014 grazie a una ricerca condotta dai dirigenti dell'Intel security e McAfee su 19 mila intervistati il 3% ha risposto correttamente alle 10 domande del Phishing mentre l'80% ha fallito almeno un test.
Come avviene?
Essa avviene attraverso strumenti usati da noi quotidianamente come chat, social, mail, browser, e tanti altri.
Qua sopra un classico messaggio di un
canale telegram che ha truffato
centinaia di persone vendendo servizi
a basso costo.




  • Social e Chat:
  • Essa avviene tramite le piattaforme usate da noi comunemente come messanger, whatsapp, telegram grazie alla ricezione di messaggi da persone che noi non conosciamo che ci invitano a aprire link sospetti o che ci offrono servizi a un basso costo.
    Qua sopra una classica email di truffa che
    ci invita a mettere in sicurezza il nostro
    account paypal per un'attività insolita.



  • Mail:
  • Avvengono tramite email grazie alla pubblicità che riceviamo ogni giorno e alle mail riguardanti la sicurezza dei nostri conti bancari o account personali. Queste email sono riconoscibili come tentativi di truffa o come reali grazie al mittente da qui vengono inviate.
    Qua sopra un sito clone delle poste
    italiane riconoscibile grazie all'indirizio
    del sito web.



  • Browser:
  • Nella rete internet esistono delle tipologie di siti riconosciute come "siti cloni" che simulano in tutto e per tutto quelli ufficiali di Poste Italiane, istituti di credito o enti e che costituiscono una delle ultime frontiere per i truffatori che grazie a questi siti riescono prendere possesso delle nostre credenziali bancarie e così sottrarre i nostri risparmi e depositi.

    lunedì 14 maggio 2018

    Dalla "biblioteca" della memoria a internet.


    Quanti di noi invece di sforzare la memoria per trovare risposte a domande quotidiane si rivolgono al web? Sempre di più utilizziamo Google per ottenere informazioni e, ogni volta che ne usufruiamo la nostra mente è propensa a farlo di nuovo in futuro. A sottolineare ciò, è un nuovo studio statunitense, pubblicato sulla rivista 'Memory', da cui emerge un rafforzamento del fenomeno "cognitive offloading", ossia la tendenza a ricorrere a Internet come aiuto alla memoria. Come dimostrano i test condotti sul campo, le persone fanno affidamento ad Internet per rispondere alle domande poste, anziché attivare le proprie risorse.


    «Più si usa Internet come supporto ed estensione della memoria più vi facciamo ricorso.

    Diversamente dal passato non siamo più interessati a cercare di ricordare da soli mentre nel nostro quotidiano aumenta la dipendenza da smartphone e computer dai quali otteniamo comodamente le informazioni» commenta Benjamin Storm, uno degli autori della ricerca. 
    Perciò, i ricercatori ci mettono in guardia: attenzione allo strapotere del web sulla memoria perché potrebbe determinare effetti negativi su diverse qualità umane, incluse creatività e saggezza!

    martedì 8 maggio 2018

    Chi sono gli Hikikomori?


    Il termine hikikomori, parola giapponese che significa “isolarsi”, indica tutti coloro che si ritirano dalla vita sociale per via di fattori personali e sociali di varia natura. Il fenomeno, nato in Giappone, è diffuso maggiormente tra gli adolescenti ed in pochi anni è giunto in ogni parte del mondo, anche in Italia. Questi giovani decidono volontariamente di escludersi dalla società a causa di difficoltà riscontrate nella vita quotidiana, segregandosi così nella propria casa e privandosi completamente di ogni rapporto relazionale, amici o familiari che siano. Di certo nessuno gradirebbe segregarsi in casa come un'eremita, in quanto la noia occuperebbe la mente fino a far uscire di senno, e dunque vi starete chiedendo come occupino il tempo questi cosiddetti hikikomori. Ebbene passano le giornate oziando, dedicandosi a qualche passatempo come la lettura, guardare la televisione, oppure alcuni semplicemente girovagano per la propria stanza. Altri invece preferiscono optare per la navigazione in rete, videogiochi online e tutto ciò che può rientrare nel ramo della tecnologia, tuttavia questi ultimi ricoprono solo il 10% del fenomeno. Chiaramente lo stile di vita in esame comporta delle conseguenze in ambito psicologico: depressione, disturbi ossessivo-compulsivi o legati all'ansia, panico, agorafobia; si tratta di una vera e propria letargia i cui effetti possono influire pesantemente sulla vita degli hikikomori, che perdono così le competenze sociali e comportamentali. Ma per quale motivo parlo di questo fenomeno? Semplicemente perché è importante informarvi su certe situazioni delicate in quanto è all’ordine del giorno per gli adolescenti aver a che fare con la tecnologia o con problemi adolescenziali di varia natura, e tutte queste cause costituiscono il motore principale che può indurre il giovane individuo a ritirarsi dalla vita sociale. Fortunatamente in Italia i casi sono ancora pochi ed isolati, quindi è fondamentale prender le giuste precauzioni, ovvero conoscere il problema. Ci sarebbero numerosi consigli da confidarvi, ma mi limito a dire che la vita è una sola e non va sprecata segregati in una stanza, e per di più da soli.
    Ribadisco che l’informazione è importante, motivo per cui vi consiglio di visitare il sito ufficiale Hikikomori Italia se necessitate di supporto oppure se volete conoscere le prime campanelle d'allarme per la prevenzione del fenomeno.
    Detto questo, per conoscere il problema in prima persona, vi lascio  un'intervista fatta direttamente ai protagonisti di questo fenomeno: gli hikikomori.





    venerdì 4 maggio 2018

    Grooming: adescamento in rete


    Il termine Grooming, con cui si delinea il nuovo reato sanzionato dall’art. 609  deriva dall’inglese to groom “curare”, intendendosi con esso l’atteggiamento di chi induce ad indebolire un minore attraverso tecniche di manipolazione psicologica, realizzando un vero controllo della persona.  
    Il reato si consuma realizzando un vero convincimento della vittima alla normalità di quel tipo di rapporto tra minore e adulto. 
    L’ adescamento online è in aumento. Complice la disattenzione verso la privacy sui social network. Quasi 1 teenager su 3 dà il numero di cellulare a persone conosciute online.

    Come funziona?
    Ecco un esempio pratico. Immaginate che un ragazzino navighi su Internet, su siti dedicati ai ragazzi. Nell’appartamento di sopra, in quello di lato o nel palazzo di fronte, a due passi da lui insomma, oppure in un’altra città, un cyber-delinquente esplora il numero IP assegnato per la connessione a Internet e deduce facilmente se al pc in quel momento ci sia un minorenne. Immediatamente lo contatta, attuando una tattica di adescamento che può avvenire nei seguenti quattro passi:
    Aggancio: l’adescatore inizia a fare delle piccole e apparentemente innocue domande al minore, al fine di conoscerlo meglio. Il predatore cerca di ottenere in questo modo la fiducia dal bambino.
    Fidelizzazione: il pedofilo cerca in tutti i modi che il bambino gli si affezioni, per non perdere il suo contatto, ad esempio con complimenti e promesse di regalo.
    Seduzione: dopo essere stato a lungo lusingato, ora il bambino si sentirà in debito e facilmente acconsentirà alle richieste del criminale. Questo è il momento di maggior criticità e pericolo: il pedofilo chiede al minore di denudarsi e di fare atti osceni; il minorenne acconsente innocentemente, pensando che sia solo un gioco, mentre il cyber predatore cattura tutto in immagini e video.
    Ricatto: a questo punto, avendo tutte le informazioni che richiedeva, l’adescatore inizierà a ricattare e ad estorcere il minore, chiedendo altri atti osceni per non divulgare le sue foto su Internet.

    Cosa possiamo fare per evitare che questo fenomeno si fermi e non aumenti più?
    Non condividere mai immagini o informazioni compromettenti con nessuno.
    Non cedere mai ai ricatti di nessuno. Indugiare aumenta solo la posizione di forza del delinquente.
    Chiedere subito aiuto ai familiari ed alle autorità.
    Tenere in conto che l’intimità e la propria privacy non sono negoziabili. Il rispetto per il nostro corpo comincia proprio da noi stessi.
    Prevedere sempre delle azioni preventive.